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Introduzione all’edizione francese del 2004

Introduzione alla nuova edizione francese di "un Appel à l’Amour", dell’8 settembre 2004, redatta dal Padre Dany DIDEBERG S.J.



Dany (Daniel) DIDEBERG, nato nel 1935 a Xhoffrais (Belgio), entra nella Compagnia di Gesù nel 1953. Laureato in filologia classica e in filosofia, ottiene un dottorato in teologia (Istituto cattolico, Parigi). È ordinato prete nel 1967. Professore all’Istituto degli Studi Teologici (I.E.T., Bruxelles), ne è stato il Presidente. Direttore della Nuova Rivista Teologica (1983-1993). Padre Provinciale della Provincia belga meridionale (1993-1999). Attualemente è professore all’I.E.T. collaboratore delle Edizioni Lessius (Bruxelles)

Introduzione

All’alba del terzo millenio, Papa Giovanni Paolo II ha affermato in chiusura dell’Anno Santo, al momento preciso quando si richiudeva la Porta santa, che il Cuore di Gesù, un altro simbolo di Cristo, rimane sempre aperto. [1] Componente della Passione di Cristo, il Cuore aperto svela la misteriosa alleanza tra Dio e gli uomini. Quando si tratta di cuore, apertura significa ospitalità ma anche vulnerabilità al rifiuto e al rigetto. Infatti, la legge del cuore è la reciprocità, quella che i Padri della Chiesa definivano redamare, vale a dire « rendere amore per amore ».
È dallo sguardo diretto sul costato aperto di Cristo in croce (Gv 19,34) che nasce e rinasce, al dilà delle controversie, la spiritualità del Cuore di Gesù. Essa oltrepassa quello che è chiamato tradizionalmente « devozione al Sacro Cuore » perché non si limita a delle pratiche e ad un culto, ma esplora e scopre, di generazione in generazione, i diversi aspetti dell’Atto di Cristo redentore, morto e risuscitato per tutta l’umanità, che è il centro della Rivelazione cristiana.
Come ce l’ha ricordato il Concilio Vaticano II [2] la Rivelazione divina si è conclusa con la morte dell’ultimo apostolo, ed il suo contenuto è registrato nella Santa Scrittura. Ma questo è esplicitato nel corso dei secoli dalla Tradizione vivente della Chiesa. Per quello che riguarda il Cuore di Gesù, certi esperimenti mistici, soprattutto femminili, e le loro rivelazioni particolari hanno influenzato in modo determinante la liturgia e la teologia. Anche se autenticate dalla Chiesa, queste rivelazioni private non aggiungono niente di essenziale alla Rivelazione che Dio ha fatto di se mediante Cristo nello Spirito Santo, e non s’impongono alla fede della Chiesa [3].

« Un cristianesimo al femminile » [4]

Lo sviluppo della spiritualità del Cuore di Gesù è stato segnato sin dal Medioevo, da donne consacrate. In questo periodo, citiamo, per esempio, santa Gertrude, suora di clausura dell’abbazia cistercense di Helfta in Sassonia (1246-1302), santa Caterina da Siena, figlia del terzo ordine di san Domenico (1347-1380). La loro devozione è nutrita dall’adorazione eucaristica e dalla meditazione della Passione del Signore.
Raccontiamo qui un celebre dialogo intervenuto tra Caterina da Siena e Cristo Crocifisso
« Dolce Agnello immacolato, chiese la santa, eri già morto quando fù aperto il tuo costato, perché hai lasciato che il tuo cuore fosse colpito e infranto ? »

Allora Cristo le rispose :

«Avevo diversi motivi, però ti svelo quello principale. È che il mio desiderio del genere umano era infinito, allorché i miei tormenti e sofferenze che sopportavo erano finiti. Capisci che non era con quello che era finito che potevo dimostrare tutto l’amore che avevo per voi, giacché il mio amore era infinito. Ho dunque voluto, mostrandovi il mio costato aperto, che possiate vedere il segreto del cuore, affinché capiate che amavo molto di più di quello che potevo dimostrare con la mia sofferenza finita.» [5]

All’epoca moderna, bisogna lasciare un posto speciale a santa Marguerite-Marie Alacoque (1647-1690), religiosa visitandina di Paray-le-Monial, che fece conoscere ad una Chiesa alle prese con il giansenismo, il Dio che ha un Cuore e che ama l’uomo. Impresse all’estensione universale del culto del Sacro Cuore la sua nota specifica, la riparazione cioè « il desiderio di rendere amore per amore all’amore redentore calpestato e disprezzato (particolarmente nell’Eucaristia) da quelli che avrebbero dovuto amarlo maggiormente (cioè i consacrati)». [6] Questa redamatio riparatrice ed eucaristica comporta delle pratiche ben conosciute : l’Ora santa, ogni notte dal giovedì al venerdì, in memoria dell’Agonia di Cristo ; la comunione riparatrice del primo venerdì del mese ; la festa annuale del Sacro Cuore, il primo venerdì dopo l’ottava della festa del Santissimo Sacramento.
Strettamente legata al mistero dell’Agonia, tra l’istituzione dell’Eucaristia e la morte sulla Croce, la devozione sviluppata a Paray-le-Monial non trascura pertanto la Risurrezione di Cristo: l’adorazione eucaristica è l’esperienza del Risuscitato sempre presente come Colui che stabilisce una reciprocità d’amore ; per di più, la riparazione compiuta dai fedeli contribuisce alla vittoria sul peccato dell’umanità, di Cristo morto e risuscitato [7].
Questo Regno di Cristo è stato chiamato nel 19° secolo « Regno sociale del Sacro Cuore », ordine sociale cristiano a volte scambiato con un regime politico determinato. Questo modo di vedere condurrà, attraverso molte vicende, nel 1899 alla consecrazione del genere umano al Sacro Cuore dal Papa Leone XIII [8] e, nel 1925, all’instaurazione, alla fine del ciclo liturgico, della festa di Cristo Re, dal Papa Pio XI [8]. Per evitare ogni ambiguità nel nostro mondo secularizzato che afferma la sua autonomia e la sua indipendenza nei riguardi della religione, la « civilisazione dell’amore » [9] è diventata la nuova versione del « Regno sociale del Sacro Cuore » esaltato nel passato.
Ai nomi già citati, c’è da aggiungere oggi quello di Suor Faustina Kowalska (1905-1938) della Congregazione Notre Dame della Misericordia, canonizzata nel 2000 dal Papa Giovanni Paolo II che si è ispirato del suo messaggio nell’enciclica Dives in misericordia del 1980 [10]. Il suo messaggio è di proclamare nel mondo intero la Misericordia di Dio verso ogni uomo per suscitare in lui la fiducia in Dio e la misericordia verso il suo prossimo : « Desidero, dice il Signore, guarire (l’umanità sofferente) stringendola sul mio Cuore misericordioso. » [11] L’impulso al culto della « Misericordia divina » dato dalla religiosa polacca comprende, oltre il suo messaggio, delle pratiche nuove :

  • un rosario che implora Dio di aver pietà della Chiesa e del mondo,
  • un’ora santa, con Via crucis e Eucaristia, in memoria della Passione di Cristo,
  • la venerazione dell’ « Icona di Gesù misericordioso », vestito di bianco, con due raggi luminosi che sgorgano dal petto e che rappresentano il sangue e l’acqua (Gv 19,34) [12],
  • la celebrazione di una festa, oggi ufficialmente istituita, la prima domenica dopo Pasqua.

Nel vangelo di quel giorno (Gv 20,19-23), Cristo risuscitato porta l’annuncio della Misericordia divina e ne affida il ministero ai suoi apostoli. Ma, prima, mostra loro le sue mani ed il suo costato trafitto, cioè le piaghe della sua Passione, in particolare la ferita del suo Cuore, sorgente da dove sgorga sull’umanità peccatrice il flusso immenso della Misericordia divina. Così, con suor Faustina, il Cuore di Gesù rivela la vittoria di Pasqua : all’odio e al rifiuto dell’uomo risponde l’amore ed il perdono senza limiti di Dio.
Anche se non canonizzata, né beatificata, suor Josefa Menèndez (1890-1923), religiosa coadiutrice [14] della Società del Sacro Cuore di Gesù, fondata nel 1800 da santa Madeleine-Sophie Barat (1779-1865), si colloca in questa linea spirituale. Il Suo messaggio fa eco alle rivelazioni di santa Marguerite-Marie ed annuncia quelle di santa Faustina. Come la loro, la sua vita è stata completamente data al Signore e alla sua opera redentrice.

I. « Una colombina bianca »

 [13]

Prima di presentare l’essentiale del messaggio di Cristo ricevuto da suor Josefa, il nostro proposito qui non è di rievocare la sua biografia, che il lettore scoprirà nei dettagli leggendo via via le pagine di questa opera, ma di abozzare solo i tratti significativi della sua personalità e della sua esperienza mistica. Il titolo di questa prima parte evoca la sposa del Cantico dei Cantici.
Molto presto, al momento della sua prima Comunione che fa a 11 anni, Josefa sente l’invito del Signore e si dà a Lui :
« Oggi, 19 marzo 1901, prometto a Gesù davanti al cielo e alla terra, prendendo a testimone mia Madre, la Vergine Santissima, e mio Padre e Avvocato san Giuseppe, di custodire sempre la preziosa virtù della virginità, avendo come unico desiderio di piacere a Gesù ed il timore di dispiacergli. » [14]
È solo dopo molte vicissitudini, che hanno ritardato il suo desiderio della vita religiosa, che Josefa lascia la famiglia e la Spagna per entrare al noviziato della Società del Sacro Cuore in Francia, a Poitiers, il giorno successivo ai suoi 30 anni, il 5 febbraio 1920. Sin dalla sua entrata in religione, è stata guidata dal gesuita José Maria Rubio (1864-1929), celebre apostolo di Madrid, canonizzato nel 2003 [15]. Il 16 luglio di questo stesso anno 1920, prende l’abito e, due anni più tardi, pronuncia i voti. Visse quattro anni di vita religiosa nel convento dei Feuillants [16], nell’ombra, nella vita comune, nell’impegno quotidiano delle pulizie, del cucito, della sagrestia… Ci muore santamente, a 33 anni, il 29 dicembre 1923 « anientata dalla sofferenza » [17]. Il suo passaggio sulla terra è stato « come quello della colomba che sfiora appena il suolo » o come quello dell’ape che ha cercato sul fiore l’alimento necessario [18].

      • Eletta dal Signore

Sino alla fine della sua vita, suor Josefa è cosciente del suo nulla, della sua piccolezza e della sua debolezza. Gesù è il « giardiniere » [19] che coltiva il suo fiorellino. Cristo le ripeterà in modi diversi:

« È perché sei così debole che ho fissato gli occhi su di te !» [20]
« Non dimenticare che la tua piccolezza e il tuo nulla sono la calamita che attira su di te il mio Sguardo. » [21]
« Non scoraggiarti, è nella tua fragilità che la mia grande Misericordia risplende di più… » [22]
« L’unico desiderio del mio cuore è… fare della tua debolezza e della tua piccolezza un canale di Misericordia per molte anime che si salveranno con questo mezzo. »
 [23]

Suor Josefa ha orrore di una via straordinaria che avrebbe potuto cagionare illusioni e il rinvio dalla Congregazione che amava tanto. Eppure, come altre elette [24], Cristo la chiama a darsi sempre più totalmente a Lui, a soffrire e a « riparare » per i peccatori che, grazie a lei, non subiranno il castigo delle loro colpe ma saranno salvati dall’inferno.
L’8 ottobre 1920, Cristo conclude con suor Josefa « un’alleanza » :
« Sei la mia Sposa, le dice Gesù. Sono il tuo Sposo. » [25].

Il 24 febbraio 1921, Cristo le dirà chiaramente la sua missione :

« Il mondo non conosce la mia Misericordia e voglio servirmi di te per farla conoscere… Ti voglio apostolo della mia Bontà e della mia Misericordia. Ti insegnerò ciò che significa, dimenticarti di te. » [26].

      • Unione intima con il Cuore di Gesù

Prima di condividere la sua opera redentrice, suor Josefa vive una comunione intima con Cristo. Una sera, all’inizio del mese di giugno 1920, per la prima volta entra e « riposa nella ferita del Cuore di Gesù ». In risposta al suo amore, vuole amarlo alla follia e unirsi a lui ; vedendo il peccato del mondo, si offre per « consolare » il suo Cuore ferito dall’ingratitudine dei peccatori che non conoscono il suo amore e la sua misericordia.
Taluni si chiedono legittimamente come può il Signore « essere consolato » dalla nostra eletta. A questa domanda, suor Josefa ricevette da Cristo, il giorno dei suoi voti, il 16 luglio 1922, la risposta seguente, :

« Ogni consolazione che mi dai oggi e che mi darai d’ora in anzi… il mio Cuore l’ha sentita da sempre. È lo stesso con i dispiaceri he mi danno le anime. La mia divinità non può soffrire, la mia umanità è gloriosa, ma per Dio tutto è presente. » [27]

Così, all’ora della sua Passione, Cristo ha potuto non solo sopportare la sofferenza causata dai peccatori ma anche ricevere la consolazione che gli portano le anime fedeli.

Suor Josefa lo consola con la sua preghiera, la sua sofferenza e con piccoli atti d’amore :
« Nulla di ciò che è fatto per amore è piccolo, afferma Cristo. L’azione la più insignificante, fatta per amore, acquista tanto merito e mi dà tanta consolazione… Quando lavoravo nella bottega di Nazareth, davo la stessa gloria al Padre mio di quando predicavo durante la mia vita pubblica. » [28]

Una volta, suor Josefa fece tanti atti d’amore quanti erano i quadrati del pavimento del corridoio che spazzava. [29] Un’altra volta, preparando il bucato, chiede a Cristo di « salvarle tante anime quanti erano i fazzoletti da contare. » [30]

Colui che ama desidera condividere tutta la vita dell’essere che ama, anche la sua sofferenza:
« L’anima che ama desidera soffrire. La sofferenza fa crescere l’amore. L’amore e la sofferenza uniscono strettamente l’anima al suo Dio e la fanno una stessa cosa con Lui. » [31]
Alla sofferenza, ai piccoli atti d’amore, bisogna aggiungere la preghiera che è « la chiave che apre tutte le porte ». [32]

Suor Josefa si è interrogata sulla sua efficacità :
« La preghiera non è mai persa, le ha risposto Cristo, perché da una parte, mi consola dal dolore che mi procura il peccato, dall’altra, la sua efficacità e la sua potenza servono a quel peccatore (per il quale si prega), per almeno ad altre anime meglio disposte a raccoglierne il frutto. » [33]

Gesù insiste particolarmente sull’amore che deve animare ogni iniziativa riparatrice :
« Poco M’importano la miseria e la debolezza, quello che chiedo alle mie Anime, è l’amore ! » [34]
« L’unica cosa che voglio, dichiara Cristo, è l’amore : Amore docile che si lascia guidare dall’azione di Colui che ama… Amore disinteressato che non cerca né il proprio piacere, né il proprio interesse, ma quello del Diletto. Amore zelante, ardente, divorante che supera ogni ostacolo dell’egoismo : ecco il vero amore, quello che riesce a strappare le anime dall’abisso dove si precipitano. » [35]

Dal 29 giugno 1920 Cristo appare a Josefa, il Cuore in fiamme, le più volte durante l’Ora santa, e le fa conoscere i suoi progetti d’amore. Spesso, per invitare le anime, apre le braccia [36].
Più volte, Cristo le mostra le sue piaghe e la corona di spine, e le insegna a vederci l’opera del suo amore :

« Guarda le mie piaghe… Sai chi le ha fatte ? È l’Amore. Sai chi Mi ha messo questa corona ?... È l’Amore. Sai chi ha trafitto il mio cuore ?... È l’Amore. » [37]

Dal suo costato trafitto, sgorga ora un flusso di sangue [38] che inonda il cuore di Josefa – è « la sorgente dell’Amore » [39]- ora un torrente d’acqua che è « la corrente dell’Amore » [40].

« Il Mio Cuore, grida Gesù, è un abisso d’Amore ! » [41]
« Josefa, contempla il mio Cuore, studiaLo e imparerai da Lui ad amare. » [42]

Cristo va sino a strapparle il cuore per prenderlo, avvicinarlo al Suo e renderglielo come una fiamma ardente [43]. La seconda volta, le porta via il cuore dicendole :
« la Fiamma del mio Amore sostituirà il tuo cuore… » [44]. « La proprietà del fuoco è di distruggere e di infiammare. » [45]

Gesù rinnova di frequente questo favore .
Spesso, suor Josefa sente anche i battiti del Cuore di Gesù [46].
Un venerdì, dopo aver contemplato Cristo in croce, ha potuto scrivere :

« Signore ! Eccovi sulla croce. Morirete ed il vostro Cuore si aprirà per me. Cuore del mio Gesù, mostrami il passaggio e lasciami entrare sino in fondo… La mia dimora, è il suo Cuore. Là, rimarrò nasconsta ; là, lavorerò, soffrirò … » [47].

      • Participazione all’opera redentrice

Strettamente unita al Crocifisso, suor Josefa è anche associata al Suo sacrificio sulla Croce ed alla Sua Passione redentrice [48].

« Voglio che tu sia il mio Cireneo, mi aiuterai a portare la croce » [49], le dice Cristo.
« Ti farò partecipare all’amarezza del mio Cuore e soffrirai in modo particolare i tormenti della mia Passione. » [50]

Cristo le deposita la croce sulle spalle [51] ; le cinge la fronte con la corona di spine [52]; le fa sentire nel cuore la ferita del suo costato [53] ; le fa provare nelle mani e nei piedi il dolore dei chiodi [54]; la unisce intimamente alle sofferenze del Suo Cuore [55]. Riceverà anche, sulla benda che le copre la fronte, tre gocce del sangue di Cristo [56]. Identificata al Crocifisso, accetta di soffrire così per partecipare alla Sua opera redentrice.
« Guarda le mie piaghe !... Prendi la mia Croce, i miei Chiodi, la mia Corona, proclama Cristo. Io andrò a cercare le anime. » [57]
« Corro all’inseguimento dei peccatori come la giustizia a quello dei criminali. Ma la giustizia li cerca per punirli, mentre Io, per perdonarli. » [58]

Offerta per salvare i peccatori, suor Josefa subirà difficoltà di ogni tipo ma anche, come tante altre [59], gli inganni e gli attacchi diabolici [60] che Dio ha autorizzato sotto diverse forme : colpi e violenze [61], bruciature [62], visioni del demonio sotto l’apparenza di un cane spaventoso, di una serpe [63], ed anche sotto le sembianze del Signore [64], voci infernali [65], rapimenti [66] e molte discese all’inferno [67]. Conoscerà anche le pene del purgatorio [68]. Questi tormenti, suor Josefa gli ha sopportati con una forza eroica, senza trascurare il suo lavoro ordinario né la vita comune. Quelli che dubitano oggi dell’esistenza del demonio, dell’inferno o del purgatorio saranno urtati da questa testimonianza, anche se data solo in parte e con molta discrezione. Questa testimonianza è autentificata dalle sue Superiori, in particolare da Madre Marie-Thérèse de Lescure [69], e il suo direttore spirituale, il domenicano Philippe Boyer.

Spesso, Cristo condivide con lei i successi delle sue « imprese apostoliche » [70], frutto della sua preghiera e della sua sofferenza riparatrice : misteriosa « comunione dei santi » dove l’amore degli uni ottiene dalla Misericordia divina la conversione degli altri.
« Soffri e ama, perché dobbiamo conquistare le anime » [71], afferma Cristo.

Quando Josefa porta il peso della Croce, è allo stesso tempo al colmo della gioia. Probabilmente, vive la felicità di participare all’opera redentrice di Cristo.

      • Gli interventi del Cielo

Nella sua vocazione particolare, suor Josefa ha approfittato dell’assistenza e della protezione del Cielo. Spesso presente nei momenti di afflizione, la Vergine Maria intercede per lei e la guida ; la rassicura e la sostiene come una madre, con forza e tenerezza. Qualche giorno dopo aver pronunciato i voti, le ha detto :
« Rimani in pace, figlia mia. Non riservarti niente e occupati solo del momento presente. Gesù ti condurrà, tu e le tue Superiori. Non separarti mai di loro, rimani sottomessa alla volontà di mio Figlio, soprattutto nelle ore difficili. » [72]

Anche santa Madeleine-Sophie Barat è venuta diverse volte a incoraggiarla all’umiltà e all’abbandono, soprattutto l’ultimo anno della sua vita :

« Figlia mia, vivi di pace e di fiducia. Rimani molto umile e abbandonati a questo Cuore che è tutto Amore ! » [73]

Qualche volta infine, san Giovanni, il discepolo diletto, l’ha visitata, ora con la corona di spine [74], ora con la croce [75]. Una volta, le confidò :

« Vengo riaccendere in te il fuoco che deve consumarti d’amore per questo Cuore divino. » [76].

      • Una vittima dell’Amore e della Misericordia divina

La parola « vittima » oggi scandalizza. Essere « vittima », non significa non rifiutare niente a colui che si ama ?
Oggi, questa « spiritualità vittimistica » [77] è molto discreditata col pretesto di un vano dolorismo, ma ha comunque marcato la Chiesa contemporanea e suscitato molti impegni apostolici. Proviene da una doppia convinzione : la redenzione operata da Cristo è realizzata una volta per sempre nel mistero pasquale, ma certe persone scelte dal Signore possono, « riparando » per altri, completare la sua opera redentrice (Col. 1,24) e « consolare » il Cuore di Gesù calpestato e disprezzato.

Suor Josefa è una « vittima » che è stata scelta da Cristo :

« Come io mi immolo in vittima d’Amore, le dice sin dal 29 giugno 1920, allo stesso modo voglio che tu sia vittima : sai già che l’amore non rifiuta niente. ».
« La più grande ricompensa che posso dare ad un’anima, dice il giorno dopo, è di farla vittima del mio Amore e della mia Misericordia, rendendola simile a Me che sono la Vittima divina per i peccatori. »

Ricordiamo questo dialogo tra Cristo e la religiosa :

« Accetti volentieri di portare il peso di altre anime ?
Come potrei non accettare, risponde Josefa, se grazie a questo pervengono ad amarvi. Allora, conclude Gesù, soffri e ama ; non dimenticare che sarai la vittima del mio amore, ma ama con gioia in tutto e sempre. » [78]
E, anche se qualche volta influenzata dalle sue ripugnanze, non ha risposto immediatamente all’invito di Cristo [79], si è offerta liberamente e generosamente a lui per la salvezza dei peccatori :
« Ti lascio scegliere tra la vita semplice che desideri, che mi hai chiesto e quella che ti preparo secondo la mia volontà… mi accontenterai nei due modi ed ora puoi scegliere ma mi darai più gloria nel cammino che ti preparo. » [80]

Sempre più, si abbandona tra le sue mani per essere il suo strumento flessibile, docile e compiere i suoi progetti, « senza guardare né il luogo, né l’occupazione, né l’ora » [81].

« Non ho bisogno delle tue forze ma del tuo abbandono » [82], le dice Gesù.

Questo abbandono le ha richiesto la separazione dalla famiglia, dalla patria, dalla comunità dei Feuillants, quando verrà trasferita per qualche tempo, nel maggio 1923, a Marmoutier [83] o in viaggio a Roma, alla Casa Madre, in ottobre dello stesso anno [84]. Ha imparato la piena fiducia nel Cuore di Gesù, di umile e fedele obbedienza nei confronti delle sue Superiori e una totale rinuncia a se stessa, alle sue paure e ai suoi timori.
« L’amore, le dirà un giorno Cristo, ti spoglierà di te stessa e ti lascerà pensare solo alla mia gloria e alle anime. » [85]

      • Palomita mia, palomita amada

Come terminare quest’abbozzo del ritratto di Josefa e della sua vita mistica senza evocare, come lo ha fatto alla fine della sua vita, la colombina bianca che è « l’immagine della sua anima » [86] :

« Povera colombina, ha sete !...
Ma la sua ala è legata e non può correre alla sorgente per dissetarsi…
Venite, mio Gesù ! spezzate questi legami, affinché la colombina possa volar via verso i frutteti in fiore…
Venite a prenderla ! Ha gli occhi fissi su di voi.
E, il giorno e all’ora che la libererete, come sarà felice di contemplarvi ! » [87]

Come lo dichiara il Signore al momento della sua ultima apparizione, Josefa è la palomita mia, la palomita amada [88].

II. « Un nuovo Invito all’Amore »

 [89]

L’itinerario di suor Josefa comporta due grandi tappe.
La prima che corrisponde al tempo del postulato e del noviziato, finisce il 16 luglio 1922. Durante questo periodo, Cristo insegna alla « vittima del suo amore e della sua misericordia » [90] a condividere l’intimità del suo Cuore e la sua opera di Redentore.
La seconda tappa va dai primi voti sino alla sua morte :
« Adesso, dichiara Cristo, il 16 luglio 1922, inizierò la mia Opera… ».

Sempre proseguendo la sua formazione interiore, durante questo periodo Cristo le detta [91] il suo messaggio :

« Ti svelerò i miei segreti d’Amore, Josefa, e sarai un esempio vivo della mia Misericordia… » [92].
« Parlerò in te, e le mie Parole andranno verso le anime e non passeranno.
Ti amerò, e le anime scopriranno il mio Amore nell’Amore che ho per te.
Ti perdonerò, e le anime riconosceranno la mia Misericordia nel perdono con il quale ti avvolgerò. » [93]

Questo messaggio si rivolge prima alle « anime consacrate » dal sacerdozio e/o i voti di religione [94] per rinnovare il loro amore e la loro collaborazione all’opera redentrice, è poi trasmesso al mondo intero per salvare il maggior numero di peccatori. Malgrado le loro differenze, le due parti del Messaggio esprimono uno stesso progetto divino :

« Rivolgo il mio Invito a tutti : alle anime consacrate e a quelle del mondo, ai giusti e ai peccatori, ai saggi e agli ignoranti, a quelli che comandano e a quelli che obbediscono,… A tutti. Vengo annunciare : … Io sono la Misericordia e l’Amore ! » [95]

Questo messaggio di Cristo non propone nessuna novità :

« Quello che dico adesso, non è niente di nuovo. Ma come la fiamma ha bisogno di alimentazione per non spengersi, così le anime hanno bisogno di un nuovo slancio che le faccia avanzare e di un nuovo calore che le rianimi. » [96]

Per dimostrare sin dove va l’amore del suo Cuore, Cristo svela il filo conduttore della sua vita redentrice. Ad ogni momento della sua vita, ripete : « È l’Amore che… » [97]. Questa evocazione è un bell’inno all’Amore divino.

Questo messaggio manifesta, ancora una volta, l’amore del Cuore di Gesù ma, in più, insiste sulla sua Misericordia :

« Nel corso dei secoli, ho rivelato, in diversi modi, il mio Amore per gli uomini : ho dimostrato loro quanto il desiderio della loro salvezza mi consuma. Ho fatto conoscere il mio Cuore. Questa devozione è stata una luce diffusa sul mondo. …
Adesso voglio qualche cosa di più, perché se chiedo l’amore per rispondere a quello che Mi consuma, non è l’unica cosa che desidero dalle anime : Desidero che credano nella mia Misericordia, che si aspettino tutto dalla mia bontà, che non dubitino mai del mio Perdono. » [98]

Diversi passaggi ricordano la nota specifica del Messaggio :

« Voglio che il mondo intero sappia che sono une Dio d’Amore, di Perdono e di Misericordia » [99].
« Ah ! se si conosce il mio Cuore ! … Gli uomini non conoscono la sua Misericordia e la sua Bontà : ecco il mio più gran dolore. » [100]
« Non è il peccato che ferisce maggiormente il mio Cuore… Ciò che lo lacera, è che le anime non vengono a rifugiarsi in Me dopo averlo commesso. » [101]
« Il Mio Cuore non è soltanto un abisso d’Amore, è anche un abisso di Misericordia. » [102]
« Tra quelle (le anime) che credono nel mio Amore, constata Cristo, troppo poche contano sulla mia Misericordia. » [103]

      • Invito alle « anime consacrate »

Per diffondere il messaggio, Cristo ha bisogno di « apostoli » che svelino al mondo il suo Cuore. Sono le « anime consacrate » che compiranno questa missione : esse formeranno « una Lega d’amore » « affinché insegnino e pubblichino sino ai confini del mondo, (la sua) Misericordia e (il suo) Amore» [104].

Alle « anime consacrate », Cristo domanda, nel suo ultimo invito del 6 dicembre 1923, tre attitudini che sono d’altronde strettamente legate :
la riparazione, l’amore e la fiducia.
La Sua volontà è che « il desiderio e il bisogno di riparare si sveglino e crescano tra le anime fedeli e le anime scelte, perché il mondo ha peccato… » [105]. « Tocca a loro riparare, con le loro preghiere e la loro penitenza, le offese di tante e tante anime » [106] e di « consolare » [107] così il Cuore di Gesù ferito dai loro peccati.

« Le ho scelte in modo speciale, rammenta Cristo, affinché vivendo con Me di questa vita di unione, Mi consolino e riparino per tutte quelle che Mi offendono. » [108]

La riparazione che Cristo aspetta dalle « anime consacrate » implica l’amore. In effetti, Cristo non considera l’azione riparatrice di queste anime - non ha valore in se - ma guarda l’intenzione, l’amore che l’anima :

«Il più piccolo atto fatto per amore acquisisce tanto merito e Mi dà tanta consolazione !... » [109]

Ma Cristo va più oltre con le « anime consacrate » : « non solo si serve delle loro vite ordinarie e delle loro minime azioni, ma vuole utilizzare anche, per il bene delle anime, le loro miserie… le loro debolezze…le loro cadute stesse. Si ! l’Amore trasforma e divinizza tutto, e la Misericordia perdona tutto ! » [110]
La perfezione delle « anime consacrate » consiste « a fare le loro azioni comuni e ordinairie in unione intima con (Lui) ». Cristo vuole « che questa unione sia costante e intima come lo è l’unione di quelli che si amano e che vivono l’uno vicino all’altro… » [111]. Infatti, l’assenza di unione ha per origine la mancanza d’amore che è la causa di tutte le reticenze agli inviti di Cristo : « Si, mancanza d’amore per il mio Cuore…eccessivo amore di se. » [112]

L’unione intima delle « anime consacrate » con Cristo esige non solo l’amore ma anche la fiducia.
« Voglio, dichiara Gesù, che rianimino la loro fede e il loro amore e che vivano di fiducia e d’intimità con Colui che amano e che le ama.
…Si può parlare con una vera intimità a Colui del quale ci si tiene distanti ? …a Colui nel quale abbiamo poca fiducia ? » [113]
« Tra le anime che Mi sono consacrate, constata Cristo, poche hanno una vera fiducia in Me, perché poche vivono in intima unione con Me. » [114]« Chiederò, una volta ancora, che mi diano il loro amore e che non dubitino del Mio, ma soprattutto che mi diano la loro fiducia e non dubitino della mia Misericordia ! » [115]

Sopraffatte dal loro peccato e dalla loro fragilità, alcune « anime consacrate » possono disperare di loro stesse e non più affidarsi alla Misericordia divina :
« Se ( le mie anime) hanno solo miserie e debolezze, le desidero, dichiara Gesù… anche se hanno solo colpe e peccati, li chiedo lo stesso. Supplico che Me li diano : Datemeli, ma datemeli tutti e conservate solo questa fiducia nel mio Cuore : Vi perdono, Vi amo e vi santificherò Io stesso. » [116]
Nell’ultimo messaggio alle « anime consacrate » del 6 dicembre 1923, Cristo fa ancora un invito alla fiducia :
« Che esse rivestano i loro lavori apostolici di preghiera, di penitenza e soprattutto di fiducia, non confidando nei propri sforzi, ma nella Potenza e la Bontà del mio Cuore che le accompagna ! » [117]

      • Invito al mondo

Il messaggio di Cristo al mondo [118] spiega, sotto forma di una parabola [119], ciò che Dio ha realizzato nel suo amore per gli uomini e la risposta d’amore che aspetta da loro [122]. Diverse risposte all’amore di Dio sono descritte. A quelli che non Lo conoscono, a quelli che, avendoLo conosciuto, lo odiano e lo perseguitano, Cristo rivolge una parola d’amore e si rivela a loro :
« Sono Gesù, e questo Nome significa Salvatore. Perciò le mie Mani sono ferite dai chiodi che mi fissano alla croce dove sono morto per amor vostro. I miei Piedi portano la traccia delle stesse piaghe ed il mio Cuore è aperto dalla lancia che lo ha trafitto dopo la mia morte !» [120]

Cristo presenta loro la vita sotto una luce diversa dalla loro : secondo la fede, l’uomo è destinato alla vita eterna ed alla felicità.


« Là, troverete la ricompenza al lavoro di cui avrete sopportato il peso…
Là, troverete la famiglia tanto amata sulla terra e per la quale avrete sparso i vostri sudori.
Là, vivrete eternamente, poiché la terra non è che un’ombra che svanisce e il cielo non passerà mai !
Là, vi unirete al Padre vostro che è vostro Dio !
Se sapeste quale felicità vi attende ! » [121]

Ascoltando queste parole, certi possono obiettare : « non è per me, non ho la fede ! Non credo nell’aldilà ! ».
« DiteMi, risponde Cristo, se vivete felici su questa terra e se voi stessi non sentite il bisogno di qualche cosa che non potrete trovare sulla terra ? » [122]

La pace della quale hanno bisogno, la troveranno nell’adempimento della Legge di Dio che è una « Legge d’Amore » [123]
Quelli che vogliono vivere felice sulla terra e assicurarsi allo stesso tempo la loro felicità eterna, che siano poveri o ricchi, dovranno conformarsi a quello che chiede Cristo : riconoscere il loro Creatore, rispettare la sua Legge d’Amore, fargli un posto nella loro vita essendo fedeli alla preghiera, all’Eucaristia domenicale e, in ogni circostanza, alla voce della loro coscienza [124].

L’essenziale del messaggio di Cristo al mondo può essere riassunto in poche linee :
« A tutti, sono venuto a dire : se volete la felicità, sono la felicità. Se cercate la ricchezza, sono la Ricchezza infinita. Se desiderate la pace, sono la Pace. Sono la Misericordia e l’Amore. Voglio essere il vostro Re ! » [125]
« Voglio essere il vostro Re ! »
La volontà di Cristo è di « regnare sulle anime, sulle nazioni, sul mondo intero. » « Per regnare, inizierò, dice, col fare Misericordia perché il mio Regno è di Pace e d’Amore. » [126]
Stabilirà il suo Regno « con la riparazione delle (sue) anime scelte e con una nuova conoscenza della (sua) Bontà, della (sua) Misericordia e del (suo) Amore. » [127]
Da lì questa preghiera espressa con fiducia : « che s’inalzi sul mondo il Giorno del divin Re, cioè il Giorno del (suo) Regno Universale. » [128]
Anche se è segnata dalla mentalità religiosa dell’epoca, lungi dal ripiegare il credente su se stesso, questa preghiera apre il suo cuore alle dimensioni del mondo che Cristo vuole salvare.

      • La diffusione dell’ « Invito all’Amore »

Durante la sua vita suor Josefa ha raccolto e serbato le Parole di Cristo affinché venissero conosciute dopo la sua morte, rispettando la volontà di Cristo [129], « da un punto all’altro della terra » [130].


« Nessuna delle mie Parole si perderà, ha affermato Gesù. Niente di quello che ti dico si cancellerà mai » [131], anche se il demonio « nutrisce mille progetti per far sparire le mie Parole… Non ci riuscirà… » [132].
« Voglio che il mio Amore sia il sole che rischiara ed il calore che riscalda le anime. Ecco perché desidero che si faccia conoscere le mie Parole.
…Tutte saranno stampate, lette e predicate, e darò loro una grazia speciale affinché illumino e trasformino le anime » [133].

Secondo la promessa di Cristo, le sue Parole produranno molti frutti : molti troveranno in quelle parole « vita » [134], « rimedio alle loro infermità » [135], salvezza [136], « sorgente di grazia e consolazione » [137]; « ecciteranno lo zelo di molte altre ed impediranno la perdita di un grande numero, e si riconoscerà sempre di più che la Misericordia e l’Amore del mio Cuore sono inesauribili » [138].
« Non sai cosa succede quando si apre un vulcano ? La potenza del fuoco è così grande che è capace di strappare le montagne e di distruggerle, e si riconosce che una forza irresistibile è passata di lì. Così, le mie Parole avranno una tale forza e la mia Grazia le accompagnerà in modo tale, che le anime le più ostinate saranno vinte dall’Amore » [139].

      • Il Messaggio e la Società del Sacro Cuore di Gesù

Durante i quattro anni della sua vita religiosa, Josefa è stata novizia, poi professa, in una Congregazione devota al Cuore di Cristo. Anche se il Messaggio è segnato dalla personalità di Josefa e dall’epoca nella quale viene dato, è saldamente radicato nella spiritualità della Società del Sacro Cuore di Gesù. Che sia nelle prime Costituzioni scritte da santa Madeleine-Sophie nel 1815 o nelle nuove Costituzioni rilavorate al momento del Capitolo del 1982, troviamo delle linee di forza simili a quelle del Messaggio, un’ispirazione identica al dilà delle differenze di linguaggio e di cultura.

Così, ispirandosi da quelle del 1815, le Costituzioni del 1982 definiscono la vocazione delle religiose del Sacro Cuore di Gesù in questi termini:
« Col nostro carisma, siamo consacrate a glorificare il Cuore di Gesù :
rispondiamo all’invito di scoprire e manifestare il suo Amore
lasciandoci trasformare dallo Spirito per vivere in unione e conformità al Signore e irradiare col nostro amore e il nostro servizio la carità stessa del suo Cuore »
 [140].
Quello che ha vissuto Josefa, è essentialmente un’esperienza d’amore : le è stato dato di essere immersa nel fuoco d’amore che è il Cuore di Gesù e ci ha vissuto intensamente l’unione a Gesù Risuscitato. Egli l’ha chiamata « ad un incontro personale con lui », ha voluto « farle conoscere i sentimenti e le preferenze del suo Cuore » [141]. Josefa ha risposto liberamente a questa grazia e si è lasciata guidare e trasformare da essa. Ha accettato di vivere la conformità, sino alla croce, con Colui che l’amava e che lei amava. Ha imparato da lui a dare la sua vita nella dolcezza e nell’umiltà.
Le Costituzioni hanno dato alla Congregazione un « cammino » sul quale il Signore ha guidato Josefa, come ogni religiosa del Sacro Cuore di Gesù, in un modo unico.

Oggi, l’impegno al servizio del mondo vissuto nella Congregazione comporta certamente una dimensione più sociale ed anche più politica che lo è stato quello di Josefa.
È certo che la sua inserzione nel mondo del lavoro prima della sua entrata nella vita religiosa, l’ha aiutata a « contemplare e sentire la realtà con il suo cuore ». A seguito di Gesù, ha impegnato e dato la sua vita per la salvezza delle anime, per « il servizio del Regno » [142], come lo dicono le Costituzioni attuali. La sua vita, e il Messaggio che vi è legato, ricordano che la costruzione del Regno è innanzi tutto l’opera di Cristo prima di essere un’opera umana. Nelle Costituzioni del 1982, le religiose del Sacro Cuore di Gesù esprimono spesso questa convinzione :
« Il Cuore trafitto di Gesù ci apre le profondità di Dio e all’afflizione dell’umanità. Ci attira nel suo movimento di adorazione del Padre e d’amore per tutti, specialmente i poveri » [143]
« L’amore del Cuore di Gesù ed il desiderio di farlo conoscere » animano tutti i nostri incarichi.
 [144]
Per Josefa, l’esperienza dell’amore personale di Gesù è primordiale e orienta la missione. Questa esperienza è la fonte dell’impegno al servizio del mondo.

      • Attualità del Messaggio per il nostro mondo di oggi.

L’esperienza di unione e di conformità a Gesù, ha portato Josefa a conoscere durante la sua vita una profonda felicità che esprime in questo modo qualche giorno prima della sua morte :

« Se si sapesse… non si cercherebbe mai altro sulla terra che di fare la volontà di Dio. Nessuno può farsi un’idea di questa felicità… è l’unica cosa che dà la pace… » [145]

Nel mondo di oggi, dove l’uomo è più che mai attratto dall’autonomia personale, il Messaggio di Gesù a Josefa rimane di una sorprendente attualità. Molti ricercano la felicità con le proprie forze e per loro stessi nel conforto individuale, la facilità o il successo sociale. La vita di Josefa e il Messaggio che porta, affermano che la vera felicità, non è da ricercarsi da questa parte : è un frutto dell’abbandono all’amore incondizionato di Gesù.


« Lasciatevi convincere dalla fede e sarete grandi. Lasciatevi dominare dalla fede e sarete liberi…» [146]
« Se sapeste quale felicità vi aspetta…» [147]

Dio fa sempre il primo passo verso l’uomo. Anche se lontano e insensibile a Dio, l’uomo di oggi è invitato a scoprire e ad abbandonarsi all’immensa misericordia del Cuore di Dio che non è chiuso da alcuna differenza, nessun rigetto. Nessuna traccia, nel Messaggio, di un Dio esigente che aspetterebbe da noi perfezione o eroismo per meritare il suo amore.
Oggi come ieri, l’unica condizione richiesta dall’Amore è l’umiltà. La parola è difficile da accettare dai nostri contemporanei eppure il suo sense è liberatore : l’umiltà invita a riconoscere la gratuità di ogni relazione d’Amore! Gesù la chiede spesso a Josefa e, attraverso lei, ad ognuno di quelli che desiderano accogliere il suo Messaggio. A l’occasione di una sua visita, santa Madeleine Sophie, fondatrice della Congregazione, dà a Josefa dei consigli che esprimono bene a questo proposito la sua stessa esperienza di intimità con Gesù:

«Figlia mia diletta … Anch’io ero piccola come te, ma ho trovato il modo di utilizzare la mia piccolezza dandola totalmente a Gesù, lui che è grande ! Mi sono abbandonata alla sua divina volontà e ho cercato solo la gloria del suo Cuore. Ho provato di vivere nella conoscenza della mia piccolezza e lui si è incaricato di tutto…. » [148]

La costante, eppure tanto discreta, radiosità del Messaggio dimostra bene che il mondo di oggi ha bisogno di sentire queste parole piene di semplicità e di tenerezza. Molte persone testimoniano che il Messaggio è stato per loro come una breccia, un’apertura nell’orizzonte chiuso della nostra cultura. Invitando all’Amore e all’incontro di Dio al quotidiano, queste parole aprono una perspettiva larga e universale in seno della realtà a volte molto banale :


« Niente è piccolo di ciò che è fatto per amore. L’atto il più piccolo, fatto per amore, acquisisce tanto merito e mi dà tanta consolazione. Non cerco altro che l’amore, non chiedo altro che l’amore… » [152].

Gesù non cessa mai di ripetere a Josefa il valore redentore e divino di una semplice offerta quotidiana.
Oggi ancora tali parole danno un senso alla vita di molte persone, che questa sia felice e facile o, al contrario, segnata dalla sofferenza e dalla malattia. Unita a quella di Gesù, una vita prende la sua dimensione divina per la quale è stata creata.

Daniel Dideberg s.g.

[1GIOVANNI PAOLO II, « Omelia della festa dell’Epifania, 6 gennaio 200l », Doc. Catt. 21 gennaio 2001, n°2240, pag. 58.

[2VATICANO II, Dei Verbum, 2-10. A proposito del Sacro Cuore di Gesù, vedere i nn. 52 e 53 dell’Enciclica di Pio XII, Haurietis Aquas (1956).

[3Cardinale J. RATZINGER, « Capire il senso del Messaggio di Fatima », Doc. Catt. 16 luglio 2000, n° 2230, pag. 678-683.

[4Y. LEDURE, Il Codice del Regno. Léon Dehon e la spiritualità del Cuore di Gesù, 2001, pag. 29.

[5Y. LEDURE, Il Codice del Regno. Léon Dehon e la spiritualità del Cuore di Gesù, 2001, pag. 29.

[6É. GLOTIN, « Il segno della nuova evangelisazione », Fuoco e Luce, n°16 giugno 1989, pag. 16

[7H. RONDET, Il Sacro Cuore. Insegnamenti dei Papi Pio XII, Pie XI e Leone XIII, 1957, pag. 11

[8Enciclica Annum Sacrum (1899).

[8Enciclica Quas primas (1925).

[9Questo tema è frequentemente sviluppato da Giovanni Paolo II. Nel suo Messaggio alla Compagnia di Gesù, a Paray-le-Monial, il 5 ottobre 1986, lo applica al Regno del Cuore di Cristo. Ved. Il Cuore di Gesù, Christus n°190, maggio 2001, p. 162

[10G. WEIGEL, Giovanni Paolo II, Testimone della speranza, 1999, pag.479.

[11Suor FAUSTINA, Piccolo giornale, n° 1588.

[12Suor FAUSTINA, op. cit., n° 47 (visione del 22 febbraio 1931).

[14Sino al Consilio generale del 1964, la Società del Sacro Cuore di Gesù distingueva le religiose del presbiterio e le suore coadiutrici, in ragione delle loro funzioni e del loro stato. Le suore coadiutrici erano destinate alle faccende domestiche. Su questo punto, vedere le belle pagine di D. SADOUX, R.S.C.G – P. GERVAIS, S.G., La vita religiosa. Prime Costituzioni delle Religiose della Società del Sacro Cuore, 1986, pag. 245-249.

[135 dicembre 1923 « Questa colomba è l’immagine della tua anima, dirà il Cristo ». Ved. anche il 27 dicembre 1922 e 13, 15, 16 dicembre 1923.

[14Il 17 marso 1923, annota il ricordo della sua prima comunione e il parallelo che fa il Cristo tra « oggi » e « allora ».

[15Il 10 dicembre 1923, Josefa trascrive un messaggio da parte di Cristo che sarà rimesso, dopo la sua morte, al Padre Rubio.

[16I « Feuillants » sono dei religiosi dell’Ordine di Cîteaux, riformati da Giovanni della Barrière. Il loro convento di Poitiers, devastato dalla Rivoluzione del 1789, servì, nel 1806, da primo noviziato alla nuova Congregazione fondata da santa Madeleine-Sophie Barat. Chiusa nel corso dell’espulsione delle Congregazioni religiose nel 1904, questo noviziato ha riaperto le porte nel 1920.

[1729 dicembre 1923.

[1827 dicembre 1922, con una spiegazione del simbolismo della colomba.

[192 dicembre 1922. Stessa immagine del giardiniere applicata al Cristo, il 15 agosto 1922.

[203 maggio 1922

[2114 marso 1921

[2213 maggio 1921

[2311 giugno 1921

[24Per esempio, santa Marguerite-Marie, santa Faustina, santa Teresa del Bambin Gesù, Marthe Robin, suor Yvonne-Aimée di Malestroit…

[258 settembre 1920. Ved. anche il 24 dicembre 1920.

[26Rammento di questa missione, il 17 aprile 1922

[27Vita della Reverenda Madre Marie-Thérèse de Lescure, nona Superiora Generale della Società del Sacro Cuore di Gesù 1884-1957, Roma,1961, pag. 78-79.

[2830 novembre 1922. Il corridoio del convento dei Feuillants dove il Cristo spiega per la prima volta a Josefa il senso dei gesti fatti con amore si chiama « il corridoio dell’Amore » (23 ottobre 1920).

[2922 novembre 1920.

[3015 marzo 1921.

[3126 gennaio 1921.

[3212 maggio 1923. Ved. la raccolta di Preghiere in unione con il Cuore di Gesù, preghiere insegnate da Cristo a suor Josefa.

[3311 febbraio 1923.

[3420 ottobre 1922.

[3511 febbraio 1923.

[36Per la prima volta, il 21 ottobre 1920.

[3722 luglio 1921. Ved. anche 25 marzo 1921 (il Cuore) ; 30 giugno 1921 (le mani e i piedi).

[3815 luglio 1920.

[398 settembre 1920.

[4019 dicembre 1920.

[4128 novembre 1922, con un inno all’Amore divino.

[4215 maggio 1923. Lo stesso, il 21 ottobre dello stesso anno : « Guarda il mio Cuore. … ».

[439 febbraio 1921.

[4426 maggio 1923. Ved. anche il 4, 5, 6, 7,12, 13, 15,17, 18 giugno, 27 luglio, 13 dicembre dello stesso anno.

[456 giugno 1923.

[46Per la prima volta, il 18 ottobre 1920.

[4714 luglio 1922.

[48Durante la Quaresima del 1923, a partire dal 22 febbraio al Venerdì Santo 30 marso, Cristo svela a Josefa i segreti della sua Passione. Vedere l’opuscolo La Passione di Gesù Cristo.

[4923 febbraio 1922.

[504 febbraio 1921.

[51Per la prima volta, le 17 settembre 1920.

[52Per la prima volta, il 26 novembre 1920.

[53Per la prima volta, il 20 giugno 1921.

[54Per la prima volta, il 16 marzo 1923.

[554 febbraio 1921.

[56Il 16 e 17 ottobre 1922. Il 23 febbraio 1923, il demonio s’impadronisce di quella benda. Ved. anche il 15 marzo e il 19 giugno 1923.

[5717 giugno 1923.

[5813 febbraio 1923.

[59Per esempio, alla nostra epoca, suor Faustina, Suor Yvonne-Aimée di Malestroit, Marthe Robin…

[60Per la prima volta, in aprile 1920.

[61Per la prima volta, il 4 dicembre 1921.

[62Una decina di volte, a partire dal 15 aprile 1922.

[636 dicembre 1921.

[64Per la prima volta, il 13 o 14 gennaio 1922.

[65Per la prima volta, il 28 novembre 1921.

[6628 dicembre 1922.

[67Per la prima volta, il 16 marzo 1922. Cristo mostra a Josefa il valore espiatorio (6 ottobre) e redentore (5 novembre) di queste discese misteriose. Il 14 luglio dell’anno successivo, la Vergine Maria gliene spiega il frutto.

[68Per la prima volta, il 30 luglio 1921.

[69Testimone privileggiata della vita di suor Josefa, questa Madre diventata Superiora Generale della Società del Sacro Cuore nel 1946, contribuì efficacemente alla diffusione di Un Invito all’Amore : ved. la Vita della Reverendissima Madre Marie-Thérèse de Lescure, nona Superiora Generale della Società del Sacro Cuore di Gesù 1884-1957, Roma,1961.

[70Ved. nella Tabella analitica di questa opera il termine « Intrapresa apostolica ».

[7113 giugno 1923.

[7222 luglio 1922.

[7328 maggio 1923.

[7413 aprile 1922.

[7529 novembre 1922.

[76Il 27 luglio 1923, l’ultima volta che le appare.

[77G. MANZONI , « Vittimale (Spiritualità) », Dizion. di Spiritualità, t. 16, col. 531-545 ; M. DENIS, La spiritualità vittimale in Francia, Le sue origini ed il suo sviluppo al 19° secolo , 1981.

[7823 novembre 1920.

[79Per esempio, il 2-3 marzo 1922.

[80Vita, 13 ottobre 1920.

[813 marzo 1922.

[8222 aprile 1922.

[832 maggio-2 giugno 1923. Nel 1923, il noviziato è stabilito a Marmoutier.

[842 maggio-2 giugno 1923. Nel 1923, il noviziato è stabilito a Marmoutier.

[853 giugno 1921.

[865 dicembre 1923.

[8713 dicembre 1923.

[8816 dicembre 1923.

[8929 agosto 1922.

[9030 giugno 1921.

[91Un momento è fissato ogni giorno tra le 8 e le 9 per il dettato del Messaggio ( 25 novembre 1922).

[926 agosto 1923. Ved. anche l’11 giugno 1921.

[938 giugno 1923.

[9411 giugno , 13 novembre, 6 dicembre 1923.

[9512 giugno 1923. Ved. anche l’11 giugno dello stesso anno.

[965 dicembre 1923. Già il giorno precedente, il 4 dicembre.

[9728 novembre 1922. Ved. anche l’11 giugno 1923.

[9811 giugno 1923.

[9913 novembre 1923. Ved. il 7 ottobre 1923.

[10022 marzo 1921.

[10129 agosto 1922. Ved. anche il 25 settembre 1921, il 6 agosto 1922, il 24 marzo 1923.

[1025 dicembre 1922. Ved. anche il 18 maggio e il 22 novembre 1922, il 15 marzo 1923.

[1038 giugno 1923.

[10413 novembre 1923. Ved. anche il 6 dicembre dello stesso anno.

[10513 novembre 1923. Ved. anche il 5/6 agosto 1922, il 15 ottobre e 6 dicembre 1923.

[1066 dicembre 1923.

[1075 dicembre 1923.

[1085 dicembre 1923.

[1098 settembre 1922. Ved. anche il 30 novembre, 2, 5, 12 dicembre dello stesso anno.

[1105 dicembre 1922. Ved. anche il 20 ottobre e il 12 dicembre dello stesso anno.

[1112 dicembre 1922. Ved. anche il 30 novembre e il 2 dicembre dello stesso anno, il 5 e 6 dicembre 1923.

[11222 ottobre 1922. Ved. anche il 5 dicembre 1923.

[1134 dicembre 1923.

[1145 dicembre 1923.

[11511 giugno 1923.

[1168 giugno 1923.

[1175 dicembre 1923 : un bel esempio di umile fiducia è dato dal Centurione romano (Lc 7, 1-10).

[11813, 14, 16, 17 e 19 giugno 1923.

[11913 giugno 1923.

[12214 giugno 1923.

[12016 giugno 1923.

[12117 giugno 1923

[12217 giugno 1923.

[12317 giugno 1923.

[12419 giugno 1923.

[12511 giugno 1923.

[12612 giugno 1923.

[12713 novembre 1923.

[1286 dicembre 1923.

[12911 giugno 1921 ; 29 agosto 1922 ; 14 maggio e 12 giugno 1923.

[13021 gennaio 1923.

[1316 agosto 1922.

[13225 febbraio 1923 (pag. 290). Il 7 maggio 1921, il demonio tenta in tutti i modi di far brusciare il quaderno di note di suor Josefa, salvato dalla Vergine Maria (14 maggio 1921).

[13313 novembre 1923.

[1347 agosto 1922 ; 17 giugno e 13 novembre 1923.

[13531 agosto 1922.

[13621 gennaio 1923.

[13714 dicembre 1922.

[13822 novembre 1922. Ved. anche 14 dicembre 1922, 7 ottobre 1923.

[13919 giugno 1923.

[140Costituzioni del 1982, n°4.

[141op. cit., n°18.

[142op. cit., n°21.

[143op. cit., n°8.

[144op. cit., n°13.

[14514 dicembre 1923.

[14619 giugno 1923.

[14717 giugno 1923.

[1488 maggio 1923.

[1528 settembre 1922.

 
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